Visita alla Dainese: un viaggio esclusivo tra la storia del motociclismo


Fregiata da innumerevoli vittorie, scelta dai più grandi campioni del motociclismo, riconosciuta in tutto il mondo per lo stile e la qualità dei suoi prodotti, Dainese non rappresenta solo un nome, ma è sinonimo di leggenda. Per scoprire meglio cosa c’è dietro a questa storica azienda vicentina, abbiamo partecipato ad un tour guidato all’interno dell’impianto italiano.

Alcuni giorni alzarsi dal letto è più semplice di altri, e lunedì 23 maggio è uno di quei giorni: oggi ho un appuntamento alla Dainese per una visita in sede. Sia chiaro, faccio tutto questo per voi, cari lettori!

Come tutti i visitatori, entro dall’ingresso principale dello stabilimento di Vicenza, e una volta entrato mi sento subito piccolo piccolo, sovrastato dal peso della storia e delle vittorie di questo marchio prestigioso. In un angolo, le poltrone in pelle con i colori di Barry Sheene e Marco Lucchinelli invitano ad una rispettosa ammirazione.

Sono davvero impressionato.

Il magazzino Dainese

Ma non c’è tempo per stupirsi perché Nicole, responsabile delle pubbliche relazioni che sarà la mia guida di oggi, mi invita a seguirla tra i corridoi. La visita parte dalla logistica: vi chiederete a cosa serva andare a vedere un labirinto di casse e bancali, ma per Motoblouz la logistica fa parte del mestiere e qui tutte le operazioni sono automatizzate. Proprio per questo nell’immenso magazzino di 2.700 mq ci sono pochissime persone e tantissimi container di prodotti firmati Dainese e AGV.

Non c’è niente di meglio di un esempio per farvi capire il funzionamento del processo attraverso il quale passa la maggior parte dei prodotti distribuiti nel mondo. Una giacca Dainese che arriva dalla fabbrica viene esaminata dal dipartimento addetto al controllo qualità prima di essere messa in una gabbia di metallo. Queste gabbie sono supportate da carrelli elevatori autonomi (quelli che ho visto io erano dipinti con i colori di Rossi e di Agostini!) e da essi trasportate sulla catena di smistamento automatico fino all’area di stoccaggio, un cubo gigantesco alto 30 metri, chiamato appunto il cubo, dove un altro robot ordina le centinaia di scatole.

Tutta questa automazione, attiva dal 2003, serve a ridurre costi ed errori.

Lo showroom Dainese: un tripudio di arte moderna

Ci spostiamo quindi nello showroom: come nell’ingresso e nel magazzino, anche in questa zona si riflette la grandezza del marchio, ma con qualcosa in più.

Lino Dainese, il fondatore dell’azienda vicentina, è un cultore dell’arte moderna e si può notare il suo tocco inconfondibile nella disposizione e nella scelta dei materiali. In un ambiente dominato dal cemento grigio e dai riflessi metallici, i colori scintillanti dei prodotti risaltano in maniera sorprendente.

L’arredamento è pensato per richiamare una cassa toracica vista dall’alto e ogni fila di oggetti in esposizione simboleggia una costola. L’idea è quella di mettere in evidenza la vocazione alla protezione del corpo umano che da sempre ha fatto parte della filosofia di Dainese. Sin dalla sua fondazione, nel 1972, la maggior parte degli sforzi di Dainese si sono infatti focalizzati sulla sicurezza e sulla protezione dei piloti.

Le innovazioni sono sempre testate su pista prima di essere immesse sul mercato. Nicole mi ha spiegato che questa simmetria tra prodotti Dainese ed equipaggiamento indossato dai piloti professionisti sponsorizzati riguarda tutti i prodotti: ad esempio, il casco di Valentino Rossi è identico ad un casco standard AGV Pista GP, con una piccola variazione a livello delle guance.

L’impronta permanente di Rossi

Nicole non ha scelto a caso questo esempio: il più grande pilota italiano della sua generazione è onnipresente in Dainese: nell’impianto si trova infatti la replica del casco di Rossi insieme ai guanti e ad una tela con il ritratto di VR46.

Il Dottore ha contribuito enormemente al successo del brand, considerando che ne è testimonial da oltre sedici anni.

Purtroppo non ho potuto visitare il museo che raggruppa più di mille cimeli storici, ma la buona notizia è che i lavori termineranno entro pochi mesi.

Molvena, il cuore artistico di Dainese

Lasciamo il sito di Vicenza per trasferirci a Molvena, il cuore dell’azienda, situata a circa 40 Km dal capoluogo di provincia, ai piedi delle Dolomiti ben visibili sullo sfondo. Oltre alla bellezza del paesaggio, si nota subito la differenza con lo stabilimento di Vicenza: scordatevi automatismi e arte moderna, qui siamo in un vero e proprio laboratorio dove artigiani esperti lavorano la pelle. Quello che viene prodotto qui riguarda solo prodotti di fascia alta e per i piloti professionisti, mentre i modelli per il grande pubblico arrivano da fabbriche in Ucraina e in Tunisia.

Paolo, che è a capo del servizio post-vendita (che si trova sempre qui) mi guida attraverso un labirinto di macchine da cucire, carrelli e scaffali, per giungere infine in una stanza dove sono custodite tutte le pelli trattate (in rari casi vitello e canguro, come la combinazione scelta per la tuta di Rossi).

La lavorazione della pelle, un know-how in continuo aggiornamento

Il prossimo passaggio è il taglio: fino al 2005, tutti i componenti erano tagliati con la fustella, un nastro in acciaio con profilo tagliente che agisce sulla pelle per mezzo di una pressa idraulica. Questa tecnica ha sostituito al 100% il taglio manuale, che richiedeva molto più tempo e adattamento.

Oggi il taglio è gestito con un procedimento automatizzato, che grazie alla sua precisione garantisce un notevole risparmio di materiale e tempo. Per quanto riguarda il lavoro a mano, ci sono ben quindici persone che operano sotto i miei occhi, il che fa capire quanto sia importante per Dainese investire nella competizione motociclistica. Questi esperti della pelle sono anche responsabili del servizio post-vendita dei prodotti, per lavori di riparazione o di aggiornamento (come ad esempio il cambio del logo o dello sponsor). Ogni prodotto finito deve passare il controllo di qualità, prima di giungere all’ultima fase del lavoro, ovvero l’installazione dell’airbag integrato Dainese D-Air.

Per quanto riguarda il lavoro a mano, ci sono ben quindici persone che operano sotto i miei occhi, il che fa capire quanto sia importante per Dainese investire nella competizione motociclistica. Questi esperti della pelle sono anche responsabili del servizio post-vendita dei prodotti, per lavori di riparazione o di aggiornamento (come ad esempio il cambio del logo o dello sponsor). Ogni prodotto finito deve passare il controllo di qualità, prima di giungere all’ultima fase del lavoro, ovvero l’installazione dell’airbag integrato Dainese D-Air.

Dainese: ricerca votata alla sicurezza

La visita si è conclusa al piano superiore, dedicato allo sviluppo dei prodotti: un open space seguito da un altro. Nel primo si trovano i prototipi in pelle tagliata a mano e poi cuciti con le macchine; più avanti, nell’ufficio design è in corso un meeting.

Il dipartimento dedicato all’airbag D-Air lavora in maniera incessante per sviluppare la nuova generazione di airbag, un segnale dell’impegno di Dainese verso la sicurezza. Ho incontrato Samuele, il responsabile del reparto, che mi ha parlato dell’esperienza accumulata per rendere funzionante il D-Air: 50.000 KM e 1.000 cadute.

L’ultimo reparto è il laboratorio dedicato al test dei materiali, dove si trovano tutti i campioni di pelle e di tessuto.

Dainese: un mix tra ambiente internazionale e competenze artigianali

Il giorno passato a Venezia e a Molvena mi ha riempito la pagine del block notes e la memoria della scheda della fotocamera. Tra storia, ricerca e innovazione, è impossibile non provare una forma di rispetto verso questa azienda. La cosa che mi ha maggiormente colpito è sicuramente stato il contrasto fra l’impressionante automazione logistica e la tradizione del lavoro artigianale. Due aspetti che convivono perfettamente in Dainese.

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Loïc

Loïc, redattore e tester per Motoblouz, io sono l'extraterrestre che attende la pioggia impazientemente, per mettere alla prova l'impermeabilità di una giacca o di un paio di guanti, ecc ... Grande fan di strade con curve, la moto é per me un mezzo d'evasione come un mezzo di trasporto.

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